Col finire del millennio, l’Urbe rappresentava il potere universale, era rivendicata da papi, imperatori del sacro Romano Impero, dalle famiglie nobili.
Teofilatto dei Conti di Tuscolo (864 – 925), patrizio romano tra gli optimates, sposò la “senatrix” Teodora che Liutprando definisce come una «sfacciata puttana ... che esercitò il suo potere nella città di Roma peggio di un uomo... che chiavava prelati e cardinali per governare e ottenere favori». I due ebbero come figlia Marozia (892 – 955) divenuta moglie di Alberico, duca di Spoleto. Da lei nacque Alberico II, padre di Ottaviano, futuro papa Giovanni XII. Fu papa dissoluto, abituato al fasto e ad ogni tipo di piacere. Per tentare di recuperare i territori del patrimonio di San Pietro si rivolse alla famiglia degli Ottoni di Sassonia, imperatori del Sacro Romano Impero.
Marozia
La famiglia dei Crescenzi, di antico lignaggio, governò Roma alla fine del X secolo, occupando Castel Sant’Angelo e in contrasto con la dinastia degli Ottoni. Nel 998 Ottone III espugnò la fortezza e fece decapitare Giovanni Crescenzi. Ma una ribellione popolare cacciò via papa Silvestro II ed imperatore. Il figlio omonimo della famiglia baronale governò Roma fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1012.
Il potere tornò ai Conti di Tuscolo, furono eletti papi di tale famiglia, fino a Benedetto IX, destituito dal concilio di Sutri, indetto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico III nel 1046.
Enrico III
Il Concilio fu convocato per porre fine ai disordini fra diversi candidati rivali al papato: la situazione era la seguente. Tre papi regnavano: Benedetto IX dei Conti di Tuscolo, Silvestro III dei Crescenzi e Gregorio VI. Silvestro fu esiliato, Gregorio abdicò, mentre Benedetto fu deposto in quanto, precedentemente, aveva abdicato in favore di Gregorio. Il giorno di Natale dello stesso anno, Enrico nominò papa Clemente II, il suo confessore Suidgero.
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