I “duces” bizantini risiedevano nel Palatino, dimora degli imperatori romani. E ciò per due secoli dopo la caduta di Roma. Nel frattempo si imponeva sempre di più il primato del papato nell’amministrazione dell’Urbe (o di ciò che ne rimaneva).
Papa Gregorio I creò istituzioni religiose destinate alla cura ed alla difesa degli abitanti, istituì un rappresentante presso Bisanzio. Una rete di Diaconie assisteva i cittadini tramite distribuzione di viveri, offrendo ricovero per pellegrini, poveri e ammalati.
Un episodio tra storia e leggenda: nel 589 un’inondazione disastrosa precedette, nell’anno successivo, un’epidemia di peste; Gregorio, appena eletto papa procedeva in processione, implorante la fine della pestilenza. Proprio in quel frangente egli ebbe la visione dell’arcangelo Michele che rinfoderava la spada infuocata nel luogo che, in seguito a questo evento, fu chiamato Castel Sant’Angelo.
E in questo periodo nacque l’attività politica che aprì la chiesa di Roma al potere temporale. Ariulfo, duca di Spoleto (longobardo) mise sotto assedio Roma (591); Gregorio chiese invano aiuto a Bisanzio, ma non ottenne nulla. Pertanto negoziò con i Longobardi la pace.
L’anno successivo l’esarca Romano - non tollerando l’insubordinazione del papa - raggiunse Roma, rompendo le trattative tra Gregorio e Ariulfo. Il tutto portò alla reazione di Agilulfo (re dei Longobardi) che da Pavia scese a Roma che mise nuovamente sotto assedio nel 593. Ottenne 5.000 libbre d'oro di riscatto.
Con il passare degli anni vennero stipulati annualmente trattati di tregua con i Longobardi, fino alla morte di Agilulfo (616). Invece Gregorio morì nel 604.
Legata a questo periodo, spicca la figura di Teodolinda, figlia del duca di Baviera, Garibaldo. Regina dei Longobardi (fu sposa di Agilulfo), si adoperò per la conversione al cattolicesimo dei Longobardi ariani. Governò quando morì il marito, assieme al figlio Adaloaldo. Fece molte donazioni alla chiesa, per suo volere fu eretta la basilica di Monza.
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