L’apice del conflitto fu raggiunto regnanti papa Gregorio
VII e imperatore Enrico IV. In quegli anni ebbe luogo l’ennesimo sacco di Roma.
L’antefatto fu la scomunica emessa da Gregorio nel 1076 nei confronti di Enrico
perché quest’ultimo aveva nominato motu
proprio il vescovo di Milano. L’anno successivo a Canossa l’imperatore chiese
umilmente perdono al papa, temendo per il proprio trono. Ma non
bastò: Gregorio favorì l’elezione di un altro re di Germania, Enrico elesse un
antipapa – Clemente III. Nel 1083 occupò Roma, il papa si rifugiò a Castel Sant’Angelo.
La storia evidentemente non insegnò niente e Gregorio chiese
aiuto ai Normanni di Roberto il Guiscardo (l’astuto). Il 21 maggio del 1084
entrò a Roma. Tre giorni di devastazione: furono saccheggiati l Colosseo,
l'Aventino, il Laterano e l'Esquilino; poi le basiliche di San Clemente, dei Santi
Quattro Coronati e dei Santi Giovanni e Paolo al Celio. Terminato lo scempio, la popolazione superstite si concentrò nell’area del mausoleo adrianeo e del borgo vaticano: erano zone fortificate. Il Laterano rimase isolato, il papa si spostò in San Pietro che divenne la dimora definitiva dopo il periodo avignonese del 1309 – 1377.
Com’era ovvio aspettarsi, il gesto del papa non produsse alcun beneficio, ma solo morte e distruzione, tanto che egli fu costretto alla fuga dalla popolazione inferocita. Concluse la sua vita prigioniero del Guiscardo in Salerno nel 1085.
Com’era ovvio aspettarsi, il gesto del papa non produsse alcun beneficio, ma solo morte e distruzione, tanto che egli fu costretto alla fuga dalla popolazione inferocita. Concluse la sua vita prigioniero del Guiscardo in Salerno nel 1085.
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