Questo blog è una raccolta disordinata dei miei appunti. Il tema principale è la storia di Roma.
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sabato 26 agosto 2017

Una giornata alle terme

Non si andava alle terme solo per motivi di igiene o per praticare sport, ma anche per incontrare un amico, discutere di affari e di politica, ascoltare musica o leggere un libro nella biblioteca, ove c’erano grandi tavoli di marmo per la lettura. 
Vi si mangiava, si andata dal barbiere per barba e capelli, ci si faceva depilare il corpo, si facevano massaggi. Erano affollate come le piazze, con confusione, voci, suoni, scrosci d’acqua, grida, danzatori, mimi, suonatori; si vendevano stoffe, mobiletti, fiori e amuleti, gioielli e manufatti in legno, vimini, avorio, osso o ambra; vi erano bancarelle di cibo. C'erano spettacoli di mimi, giocolieri, danzatori o suonatori, gratuiti, e sale usate per le feste. Vi si giocava d'azzardo (clandestino), c’erano scommettitori per i giochi gladiatori o per le corse dei cavalli, prostitute e procacciatori d'affari, procuratrici di matrimoni, indovini e fattucchieri di ogni nazionalità. L’acqua necessaria per il funzionamento delle terme era garantita da grandi acquedotti. Le terme di Caracalla (edificate il 212 e il 217) e quelle di Diocleziano (IV secolo) accoglievano fino a 3000 persone.

Il costo d'ingresso era alla portata di tutti: Orazio e Marziale parlano di un quadrante (1/4 di asse). Per usufruire degli spogliatoi si pagava un altro quadrante per la custodia dei vestiti; si pagavano i massaggi, l’olio necessario per questi, l’asciugamano. Entravano gratis i bambini, i soldati e gli schiavi.

Le terme restavano aperte dalla mattina al tramonto sia d’estate che d’inverno. Prima vi era la promiscuità, poi con Adriano furono istituiti percorsi diversi tra maschi e femmine e orari diversi: le donne la mattina, gli uomini il pomeriggio. Vi era il custode d’ingresso e guardiano degli abiti, l'addetto al riscaldamento), il massaggiatore e l’alipilus, cioè l'addetto alla depilazione.

L'IGIENE
Ci si lavava usando cenere di faggio, liscivia, una speciale creta tritata e pietra pomice. La pelle era ammorbidita e idratata con balsami oleosi. Usavano un preparato di farina di fave, usato come sostituto del sapone; se ne faceva uso anche come maschera per la cosmesi del viso, per coprire le rughe del ventre o per eliminare i cattivi odori. Per radersi si usavano acqua e rasoio di ferro temprato o bronzo, poi uno schiavo toglieva con le pinzette i peli superflui.
Gli uomini usavano tingersi i capelli quando cominciano a imbiancare; per la calvizie esistevano i parrucchini, ma se era solo incipiente si mascherava tingendo la cute con tinte più scure, come il nerofumo.
In epoca repubblicana si usava fare un bagno ogni 8 giorni, poi si arrivò ad un bagno al giorno. Alla base del trattamento termale era l’alternanza di caldo e freddo; sottoponendo il corpo a brusche variazioni di temperatura, si sollecitava la circolazione e si riattivava l’organismo; si beneficiava della terapia dopo un’abbondante sudorazione. Ma i medici raccomandavano di non esagerare: non più di un bagno al giorno. Spesso vi erano i malori per gli sbalzi di temperatura ed i traumi per scivolamento; col tempo insorgeva sordità per la crescita di escrescenze nel canale uditivo.

I GIOCHI
Nelle palestre si praticava il salto, la corsa, la lotta, il pugilato, il sollevamento pesi e la scherma. Uomini e donne usavano pesi in piombo e pietra per fare esercizi che rinforzassero braccia e pettorali. Le donne praticavano un gioco fatto di corsa e giravolte chiamato trochus, correvano inseguendo un cerchietto di metallo diretto con un bastoncino detto clavis; il cerchietto aveva anelli che suonando, si apriva la strada.
Le palle per giocare erano di 3 tipi: la pila paganica, riempita di piume; la pila harpasta, riempita di sabbia; la pila follis, riempita d’aria, tramite camere d’aria costituite da budello animale. Seneca parla di un gioco simile alla nostra palla avvelenata, dove questa veniva presa con le mani e subito rilanciata, evitando di farla cadere in terra. 
Si praticava anche una sorta di tennis, ma le racchette erano le mani. Nel Trigon, tre giocatori si disponevano ai vertici di un triangolo disegnato al suolo e lanciavano la palla senza preavviso agli altri giocatori, i quali dovevano colpirla con le mani, ma senza bloccarla; gli schiavi intorno facevano da raccattapalle e tenevano il punteggio. Nell’harpastum, i giocatori trattenevano la palla resistendo alle spinte e agli attacchi degli avversari; si giocava ad una specie di pallavolo con una corda tesa tra due pali a mo' di rete. Ma pochi nuotavano nella natatio (la piscina), perché i Romani, in genere, non sapevano nuotare.


Nelle terme si giocava a dadi, o astragali; per questo gioco si usavano 4 dadi a 4 facce ricavati dagli astragali (ossa del piede) di animali: ogni faccia aveva un valore (1, 3, 4 o 6); la combinazione più ambita era il Colpo di Afrodite che consisteva nell'ottenere, in un solo lancio, tutte facce diverse.

LA TABULA LUSORIA DELLE TERME DI CARACALLA
Tra i passatempi, i Romani usavano giocare tra loro con una specie di "giochi da tavolo". Un esempio è quello descritto nel post "Come giocavano gli antichi Romani", ma nella natatio delle terme di Caracalla ce n'è un altro tipo. 

La disposizione della tabula indica che per giocare ci si sedeva nell'acqua della piscina. Era un gioco molto popolare n allora, detto tropo o gioco delle fossette; ha una serie di concavità e si giocava con pezzetti di marmo, noci o astragali, come il gioco della campana. Il giocatore doveva far cadere le bilie in tutte le cavità, secondo una sequenza prestabilita, fino a raggiungere l’ultima. Era solo un gioco di destrezza, essendo proibito giocare d’azzardo. Alcune tabulae avevano l’ultima concavità di forma rettangolare. Questa tabula ha alcune iscrizioni che non appartenevano al gioco originale, ma potrebbero essere state incise dai giocatori abituali di questo sito. Si distinguono le seguenti parole:
  • NESCIS: Non sai (cioè, “non sai giocare!”)
  • PLORAS: Piangi
  • AGIS: Muoviti
  • CAV(E)BIS: Sii prudente
Forse sono beffe tra gli avversari della partita. Alcune fonti dicono che molte tabulae erano presenti attorno alla piscina, ma resta solo questa.

LE TERME DALLE FONTI CLASSICHE
Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65 d.C.) abitava sopra un edificio termale, e ne descrive il fracasso: 

che mi venga un colpo se il silenzio, quando uno se ne sta appartato a studiare, è veramente necessario come si pensa. Intorno a me risuonano da ogni parte schiamazzi di tutti i tipi: abito sopra uno stabilimento termale. Immagina ogni genere di fracasso fastidioso: quando i più forti si allenano con i pesi, e faticano o fanno finta di faticare, io sento i loro gemiti; tutte le volte che trattengono il fiato ed espirano, sento sibili; quando capita qualcuno pigro e che si contenta di un normale massaggio, sento le botte delle mani che schiaffeggiano le spalle, e il suono cambia quando battono con le mani di piatto o ricurve. Se poi arrivano quelli che giocano a palla e cominciano a contare i tiri allora è proprio finita. Ora aggiungici il rompiscatole, il ladro colto in flagrante, quello che canta mentre fa il bagno, quelli che fanno i tuffi e che con l'acqua fanno un fracasso indiavolato. E almeno questi hanno voci normali! Pensa all'estetista (alipilum) che per farsi notare parla con la vocetta sottile e stridula, e sta zitto solo quando depila le ascelle costringendo un altro a gridare al suo posto. Poi ci sono le urla del bibitaro, del salsicciaio, del pasticciere e di tutti gli esercenti delle taverne che vendono la loro merce e ognuno modula diversamente la propria voce.

In un epigramma Marziale (40-104 d.C.) ci descrive Menogene intento a procurare vittorie nei giochi, a fare da raccattapalle, a fare continui complimenti, a portare aperitivi, ad asciugare il sudore della fronte, fino ad esasperare il destinatario delle sue fastidiose premure: quest’ultimo, alla fine, non avrà altra scelta, pur di farlo smettere, che invitarlo a cena. 

Nelle terme e nei pressi dei bagni pubblici non è possibile sfuggire a Menogene. Afferrerà con la destra e con la sinistra la palla tiepida, per attribuire spesso a te le palle prese. Anche se sarà già lavato e già calzato, raccoglierà dalla polvere e ti riporterà il molle pallone. Se prenderai un asciugamano, dirà che è più candido della neve, sebbene sia più sporco del bavaglino di un bimbo. Se ti acconci i pochi capelli con il pettine, dirà che hai messo in ordine la chioma di Achille. Ti porterà lui stesso un aperitivo ricavato dalla feccia di una brocca affumicata e raccoglierà di continuo il sudore della tua fronte. Loderà tutto, ammirerà tutto, finché tu non gli dica, dopo aver sopportato mille fastidiose attenzioni: "Vieni a cena!". 

Marziale si riferisce al gioco del triangolo o della palla a tre, che si diffuse sotto l’Impero: prevedeva l’intervento di 3 giocatori, che occupavano i vertici di un triangolo; consisteva nel lanciarsi contemporaneamente più palle, cercando di non farle cadere e di mettere in difficoltà gli avversari. Menogene fa tutto il possibile perché sia attribuita la vittoria al malcapitato da cui cerca di farsi invitare a cena.

Infine, si racconta che Adriano scorse un suo ex veterano in pensione che si strofinava la schiena contro la parete della piscina. Interrogato sul motivo il veterano confessò di non potersi permettere uno schiavo che lo massaggiasse, al che Adriano gli dette una cospicua somma di denaro per le necessità. Ciò dimostra che nelle terme non c'era distinzione tra poveri e ricchi, visto che un imperatore poteva accadere che usufruisse delle stesse terme di tutti. 

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