Questo blog è una raccolta disordinata dei miei appunti. Il tema principale è la storia di Roma.
Se passi per da queste parti, ti ringrazio. Se vuoi lascia pure un commento, ma abbi pazienza ... li guardo solo ogni tanto

mercoledì 31 ottobre 2012

Scevola, Coclite e Cincinnato

Regnava allora Tarquinio detto il Superbo. Gli Etruschi al comando del Lars Porsenna assediavano la città. I Romani erano allo stremo delle forze perchè scarseggiavano i viveri.
Muzio Cordova, con l'autorizzazione dei senatori, si infiltra tra i nemici, ma sbaglia! uccide lo scriba del re, anzichè Porsenna, viene arrestato. Davanti al monarca dice "Lo splendido vestito del tuo scriba ha indotto in errore la mia mano destra, che io adesso punirò nel fuoco" e senza esitare si brucia la mano che aveva fallito.
Scevola, il mancino così fu soprannominato, venne premiato e liberato. Egli, però, voleva portare a termine la sua missione: mentì e fece la falsa rivelazione dicendo al Lars che trecento giovani nobili romani avevano solennemente giurato di ucciderlo, lui era solo il primo tentativo.
Il re di Chiusi ebbe timore, lasciò l'assedio, ma questa è una leggenda: la realtà - pare - fu che egli prese Roma e la governò per due anni.

Muzio Scevola dinanzi a Porsenna - Matthias Stomer (1650)

Orazio Coclite (536 - 490 a.C.) forse aveva un solo occhio (da qui l'appellativo Coclite) e pare discendesse da quegli Orazi che batterono i Curiazi di Albalonga. Si oppose da solo al passaggio degli eserciti di Porsenna sul ponte sublicio, mentre gli altri tagliavano le corde che sostenevano il ponte. Forse morì nell'impresa, forse si salvò, ma divenne un eroe repubblicano, esaltato in età
imperiale per mascherare il dominio etrusco su Roma ai tempi dell'inizio della repubblica.
Orazio Coclite - Hendrick Goltzius (1558-1616)
Altro personaggio famoso, sempre in epoca tardo monarchica, fu Cincinnato (nato nel  520 a.C.). Dittatore per due volte, Tito Livio lo definì "Spes unica imperii populi romani". Nel 460 fu eletto console, in conflitto con i i tribuni della plebe, presto tornò alla sua attività di agricoltore. Poi la battaglia con gli Equi e la situazione si fece difficile: Cincinnato fu richiamato in città e nominato
dittatore. La plebe non fu felice di ciò, ma egli sconfisse il nemico. Dopo sedici giorni (poteva restare sei mesi) rinunciò alla carica e tornò alla sua terra.
Nel 439 un plebeo - Melio - tentò di farsi eleggere console (non poteva, era prerogativa dei soli patrizi), si temè che volesse ergersi a nuovo re di Roma. Nuovamente fu richiamato Cincinnato per far fronte alla situazione. Melio fu ucciso durante un tentativo di fuga.
Cincinnato chiamato dalla Fattoria - Salvator Rosa (1615 - 1673)

martedì 30 ottobre 2012

I ponti di Roma antica

Sin dall'antichità il Tevere a Roma era attraversato da ponti. Nella cartina seguente sono riportate le loro ubicazioni.


1) ponte Elio, 2) ponte neroniano o trionfale, 3) ponte di Agrippa, 4) ponte Aureliano o Valentiniano, 5) ponte Cestio, 6) ponte Fabricius, 7) ponte Emilio, 8) ponte Sublicio, 9) ponte di Probo 
Il ponte Elio (1) fu costruito da Adriano nel 134 per mettere in comunicazione la città con il suo mausoleo. Costruito in peperino, ebbe vari nomi: ponte Sant'Angelo, Adriano, San Pietro e Castello. Conserva attualmente dieci angeli in marmo; due di questi, in origine scolpiti da Bernini, sono stati sostiuti da copie (quello col cartiglio e quello con la corona di spine); gli originali si trovano nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte in Campo Marzio. Una notizia di cronaca: nell'anno santo del 1450 un parapetto crollò causando moltissimi morti.

Il ponte Neroniano o Trionfale (2) fu costruito da Nerone per l'attraversamento del fiume della via Trionfale. Forse fu costruito da Caligola per collegare il suo Circo che si trovava più o meno nella zona dell'attuale piazza San Pietro. Dal VI secolo non si hanno più notizie, i suoi resti sono visibili da ponte Vittorio nei peridi di magra del fiume.

Il ponte di Agrippa (3) (egli era il marito di Giulia, figlia di Augusto), detto anche Gianicolense, si trovava nei pressi dell'attuale ponte Sisto. Dopo il restauro del 147 ad opera di Antonino Pio, probabilmente assunse il nome di ponte Aureliano e Valentiniano (4). In effetti ad oggi non è chiaro se questi fossero lo stesso ponte oppure due opere separate. Forse il punto (3) della piantina non è il ponte di Agrippa ma i resti di una fortificazione del Medio Evo. Fu restaurato da papa Sisto IV dal quale ereditò il nome.

I ponti Cestio (5) [46 a.C.] e Fabricius (6) [62 a.C.] collegano tutt'ora l'Isola Tiberina rispettivamente verso Trastevere e verso il Campo Marzio. Il Cestio venne chiamato anche pons Aurelius, pons Gratiani, ponte di San Bartolomeo o ponte Ferrato. Il Fabricius, detto anche ponte dei Quattro Capi o pons Judaeorum, è il più antico ancora esistente. Una curiosità: il nome "Quattro Capi" pare sia dovuto ad una profonda discordia fra quattro architetti, che, incaricati da Sisto V del restauro del ponte, finirono per passare alle vie di fatto per futili motivi e, per questo, il papa, alla fine dei lavori, li condannò alla decapitazione.

Il ponte Emilio (7), detto anche ponte Rotto, risale al 179 a.C. Fu soggetto a numerose distruzioni per piene ed alluvioni, fu più volte ricostruito fino al 1598 data in cui fu per l'ennesima volta distrutto e mai più ricostruito (da qui l'appellativo di ponte Rotto). Di esso resta un'arcata nei pressi del ponte Palatino.

Dell'antico ponte Sublicio (8) non resta più alcuna traccia. La tradizione vuole che sia stato costruito da Anco Marzio (642 - 617 a.C.) e si trovava a valle dell'Isola Tiberina. Il nome deriva dal termine "sublica" cioè "tavole di legno". Il ponte era infatti costruito originariamente interamente in legno e vi è legato il mitico episodio di Orazio Coclite che da solo riuscì a frenare l’avanzata degli Etruschi di Porsenna, mentre i compagni demolivano il ponte. Anche questo ponte era costruito in legno, anche per facilitarne lo smontaggio per evitare gli attacchi dei nemici. Non ne resta più alcuna traccia. Lomonimo ponte attuale è stato costruito più a valle.

Il ponte più a valle era il ponte di Probo (9). Era conosciuto come ponte di Teodosio o ponte Nuovo. Fu costruito dall'imperatore Probo verso il 280 e collegava l’Aventino con Trastevere. Non è chiara la data della sua distruzione, oggi non restano tracce.

Nella cartina non ho riportato l'ubicazione di uno dei ponti più antichi, ponte Milvio, che è il più settentrionale. Nel Medio Evo veniva chiamato ponte Mollo. Le prime notizie si hanno a partire dal IV secolo a.C., in origine in legno costruito da un tal Molvius (da cui Milvio), fu poi ricostruito in muratura nel 110 a. C. dal magistrato Marco Emilio Scauro. Fu teatro della battaglia tra Costantino e Massenzio (312 d.C.). Il termine "Mollo" forse è una storpiatura di Molvius o forse deriva da una storia medievale ove si narra che un tal Frate Acuzio organizzò una colletta per ricostruire il ponte "il quale era per terra".



lunedì 29 ottobre 2012

San Pietro in Vincoli: il Mosè di Michelangelo

A Roma, sul colle Esquilino, sorge la basilica di San Pietro in Vincoli. Fu costruita nel 442 da Licinia Eudossia. Figlia dell'imperatore d'Oriente Teodosio II e moglie dell'imperatore d'Occidente Valentiniano III, per fuggire da Petronio Massimo imperatore, chiese aiuto al Vandalo Genserico. Nel 455 ebbe luogo il sacco di Roma.
I vincoli sono le catene che l'apostolo Pietro ebbe a Gerusalemme e nel carcere Mamertino di Roma.

Papa Leone I

Al loro contatto esse si saldarono tra loro davati a papa Leone I. Ora, questa reliquia si trova proprio qui, sotto l'altare maggiore.

La chiesa attuale è barocca e ospita una delle principali opere d'arte del Rinascimento: la tomba di Giulio II con il Mosè di Michelangelo.

Papa Giulio II della Rovere

Lunga e tormentata è la storia del monumento, tanti progetti (sei in tutto), progettato per ospitare le spoglie di Giulio, che ora si trovano in San Pietro, in una tomba che di monumentale non ha nulla.

La tomba di Giulio II

Ma da cosa è composto il complesso monumentale?

Il Mosè di Michelangelo

Al centro il Mosè, in atteggiamento severo, cupo rivolto agli Ebrei per ammonirli della loro scarsa fede. Il ginocchio destro ferito - secondo una leggenda - da una martellata del Buonarroti al grido "perchè non parli?". In testa due corni che in realtà dovrebbero essere raggi di sole ... l'ambiguità deriva dal fraintendimento della parola ebraica "karen" (raggi) con "keren" (corna). 

Alla sua destra c'è Rachele (la vita contemplativa), alla sua sinistra c'è Lia (la vita attiva): due modi per vivere la vita, non in conflitto tra loro.

Sopra la Madonna col Bambino (al centro), il Profeta (a destra) e la Sibilla (a sinistra). Sotto la Madonna, il papa Giulio disteso.

Michelangelo Buonarroti: disegno di Daniele da Volterra (1509 - 1566)

Quarant'anni di lavori dal 1505 al 1543, molto ridimensionato rispetto al progetto iniziale, ma un'opera comunque grandiosa.

mercoledì 24 ottobre 2012

L'Oratorio di S. Silvestro e la falsa donazione di Costantino

L’oratorio di San Silvestro è un posticino delizioso nel cuore di Roma, al Celio. Si trova nel complesso dei Santi Quattro Coronati. Fu edificato nel 1246 e decorato due anni dopo da maestri bizantini, nel XVI secolo divenne l’oratorio della università degli scultori e scalpellini (detti marmorari).

L’interno dell’oratorio è a pianta rettangolare con volta a botte. Il pavimento è in stile cosmatesco, mentre la volta è decorata con motivi di stelle e croci (un po' come doveva essere la Cappella Sistina, prima degli interventi di Michelangelo). La parete d’ingresso ospita un Giudizio universale, con Cristo in trono, la vergine Maria, san Giovanni Battista, gli apostoli e due angeli: quello di sinistra è nell’atto di ripiegare il firmamento.


Sotto questo affresco, nelle tre pareti di sinistra, di ingresso e di destra, vi è un ciclo di affreschi, composto da 11 scene, dipinto nel 1248. Questo ciclo pittorico è desunto dagli "Acta Silvestri" e si riferisce alla vita leggendaria dell’imperatore Costantino I ed in particolare alla "Donazione".

Il Constitutum Constantini, o Donazione di Costantino, è un falso storico, elaborato in ambito ecclesiastico nel secolo VIII, ritenuto autentico nel Medio Evo.
La falsità del documento venne dimostrata da Lorenzo Valla nel 1440 e non era un’eccezione: la chiesa già da tempo usava motivare i diritti che le venivano contestati sulla base di documenti fabbricati appositamente. Nell’allearsi coi Franchi (VIII secolo) la chiesa provvide a giustificare il suo potere temporale costruendo la Donazione, tesa a dimostrare che non i re Franchi ma un'antica tradizione romana legittimava il potere della santa sede.
La leggenda di papa Silvestro, che guarisce Costantino dalla lebbra e lo battezza  narra che, in seguito a ciò, l'Imperatore avesse concesso a papa Silvestro e ai suoi successori il trasferimento di Roma, delle province d’Italia e di quelle occidentali al dominio del pontefice.

Di seguito vi riporto una breve descrizione degli affreschi relativi alla donazione di Costantino.







Chiudo con un passo di Dante dell'Inferno (XIX canto):

“Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre!”

martedì 23 ottobre 2012

Roma nel Medio Evo: Il papato in Avignone, Cola di Rienzo, lo scisma d’Occidente

Roma nel Medio Evo: il papato in Avignone, Cola di Rienzo, lo scisma d’Occidente

Fuori il papa da Roma. Clemente V fu il primo nel 1305, Gregorio XI l’ultimo nel 1377. In poco più di settant’anni Roma visse la sua decadenza, diminuirono i pellegrinaggi e con ciò l’economia capitolina andò in crisi profonda.


Imperversava la lotta tra gli Orsini ed i Crescenzi, addirittura nel 1312 Enrico VII di Lussemburgo dovette usare le armi per giungere nella basilica di San Pietro.

Nel 1314 Giovanni XXII nominò senatore Roberto d’Angiò. Emise l’interdetto quando Ludovico il Bavaro fu incoronato imperatore da Sciarra Colonna.


Nel 1347 Cola di Rienzo occupò il senato, la sua intenzione era di riportare Roma agli antichi fasti, durò pochi mesi. Ci riprovò, di nuovo, ma nel 1354 fu ucciso durante i disordini. Nel 1358 la città si organizzo in “libero comune” governato dal popolo.

Roma era in preda all’anarchia più assoluta quando papa Gregorio XI tornò. Imperversava la lotta tra popolo e nobiltà, vi fu lo Scisma di Occidente tra papi romani e antipapi avignonesi.

Al termine di questo periodo, venne eletto Martino V Colonna, riconosciuto come unico pontefice. Ritornò l’ordine, base per la rinascita della città.

Roma nel Medio Evo: La rinascita del Senato, lo schiaffo di Anagni

Nell’XII secolo commercianti ed artigiani acquisivano ricchezza e importanza, la città suddivisa in rioni (un po’ ereditando la suddivisione in regio del periodo augusteo). Il senato, ricreato nel 1143 si opponeva al potere papale e a quello delle grandi famiglie. Ogni rione forniva 4 senatori, quindi l’assemblea si componeva di 56 elementi. Ma non aveva un potere effettivo.

Nel 1145 Arnaldo da Brescia venne a Roma. Predicava una comunità autonoma ed antipapale. Venne scomunicato tre anni dopo, ma non perseguitato perché godeva di un vasto favore popolare. Lui ed i suoi seguaci vedevano Federico Barbarossa come l’instauratore del potere laico in Roma e lo chiamarono. Nel 1152 il papa riconobbe l’istituzione del Comune di Roma. All’epoca era papa Anastasio IV. Venne eletto l’inglese Adriano IV.

Arnaldo da Brescia

Per il mancato omaggio dei senatori ad un evento luttuoso circa l’assassinio di un cardinale, il papa colpì d’interdetto i romani. Unico modo per revocarlo: espulsione ed uccisione di Arnaldo.
Quando una comunità era colpita da interdetto, quasi tutti i sacramenti non venivano concessi ai suoi membri, con alcune eccezioni: il battesimo e l'eucarestia per i morenti. Non era concessa la sepoltura in terra consacrata, le messe erano celebrate solo privatamente, una volta alla settimana, per consacrare le ostie necessarie all'eucarestia dei morenti, le confessioni erano fatte nel vestibolo della chiesa o fuori. I laici potevano udire i sermoni la domenica nel vestibolo, ma non la lettura delle Scritture, neppure a Pasqua.
Federico Barbarossa
Arnaldo fu consegnato al Barbarossa e messo al rogo nel 1155. Le sue ceneri furono gettate nel Tevere per evitare il loro utilizzo come reliquie. Il motivo di tanta ferocia verso di lui non furono le sue critiche sull’abuso di ricchezze da parte del clero, ma l’averlo considerato eretico perché contestava il potere temporale dei papi.

Federico sconfisse i Romani presso Monteporzio nel 1167 e solo 21 anni dopo vi fu una pacificazione con il papa il quale riconobbe una forma di autonomia al Comune.
Ma i contrasti continuarono: nel 1234 il Barbarossa addirittura saccheggiò il Laterano. Poi nel 1252 un altro forestiero si affacciò a Roma: Brancaleone degli Andalò. Divenne senatore, favorevole ai ceti popolari, ostile verso la nobiltà (fece abbattere la sommità di numerose torri). Furono redatti statuti, ma venne cacciato nel 1255, poi richiamato tre anni dopo. Ma morì subito dopo (1258).
Carlo d'Angiò

Nel 1263 divenne senatore Carlo d’Angiò, per volere di papa Urbano IV, ma non fu gradito alla nobiltà. In quegli anni  era forte la rivalità tra Orsini (a favore del papato) e Colonna (a favore dell’impero). Niccolò III (1277) si trasferì in Vaticano – più facilmente difendibile - abbandonando il Laterano. Si fece nominare senatore. Alla sua morte (1285), il d’Angiò si riprese la carica, ma vi fu una rivolta al termine della quale fu eletto papa Onorio IV dei Savelli.

L’ultimo papa prima di Avignone, fu Bonifacio VIII Caetani, famoso – oltre per aver indetto il primo Anno Santo – per l’episodio famosissimo dello “schiaffo di Anagni”.

Lo schiaffo di Anagni
Avvenne il 7 settembre del 1303, la leggenda narra che Sciarra (il litigioso) Colonna schiaffeggiò Bonifacio. Il re di Francia – Filippo il Bello – intimò al papa di ritirare la bolla di scomunica emessa contro di lui. Il motivo della scomunica nasceva dal contrasto tra re e papa in merito al potere temporale dei papi, disconosciuto da Filippo. Il papa fu rinchiuso nel suo palazzo e invitato ad abdicare, ma i cittadini di Anagni lo liberarono. Dopo un mese il pontefice morì, dando il via libera alla Francia di controllare il papato anche tramite il trasferimento ad Avignone.

Roma nel Medio Evo: La riforma di Gregorio VII, la lotta per le investiture e i Baroni

Di Gregorio VII – Ildebrando da Soana - abbiamo già parlato nel capitolo del sacco di Roberto il Guscardo.

Siamo in piena lotta per le investiture. Fu papa dal 1073 al 1085, tentò un’opera di moralizzazione della chiesa. Alla sua morte i contrasti ripresero e neanche il Concordato di Worms del 1122 risolse le questioni tra papato ed impero.


Tale concordato, stipulato tra Enrico V e papa Callisto II, sancì delle precise regole in materia di investiture ecclesiastiche: l’imperatore rinunciava all’investitura spirituale dei vescovi, il papa riconosceva all’imperatore il diritto di presenziare alle elezioni episcopali in Germania, investendoli dei loro diritti laici.
I domini delle grandi famiglie occupavano zone diverse della città, dove risiedevano in dimore fortificate e dominate da torri:
  • i Conti di Tuscolo occupavano il Quirinale (odierni rioni Monti e Trevi), poi rimpiazzati dai Colonna
  • Crescenzi risiedevano nei rioni Ponte e Parione, dove in seguito ebbero sede gli Orsini
  • i Frangipane si erano stabiliti nel Palatino e nel Colosseo (odierno rione Campitelli)
  • i Pierleoni nel rione Ripa, isola Tiberina e Trastevere
  • Poi i Conti di Segni nel Viminale (nell’odierno rione Monti), i Savelli in Aventino (attuale rione San Saba) e nel rione Ripa, i Caetani nel Quirinale e nell’isola Tiberina, gli Annibaldi nel Colosseo e all’Esquilino, i Capocci al Viminale
Nell'immagine successiva, la divisione attuale di Roma in rioni:


lunedì 22 ottobre 2012

Roma nel Medio Evo: tra la fine dell’800 e l’inizio dell’anno mille

La fine di Carlo Magno portò ad una rapida disgregazione dell’impero carolingio. La chiesa, anche per le lotte intestine, era in balia dei potentati che si andavano formando in Italia. A questo si aggiunse la minaccia degli Arabi che saccheggiarono la città nel 846. (se vuoi, ho scritto un post a questo indirizzo: Il sacco dei Saraceni).


Col finire del millennio, l’Urbe rappresentava il potere universale, era rivendicata da papi, imperatori del sacro Romano Impero, dalle famiglie nobili.

Teofilatto dei Conti di Tuscolo (864 – 925), patrizio romano tra gli optimates, sposò la “senatrixTeodora che Liutprando definisce come una «sfacciata puttana ... che esercitò il suo potere nella città di Roma peggio di un uomo... che chiavava prelati e cardinali per governare e ottenere favori».  I due ebbero come figlia Marozia (892 – 955) divenuta moglie di Alberico, duca di Spoleto. Da lei nacque Alberico II, padre di Ottaviano, futuro papa Giovanni XII. Fu papa dissoluto, abituato al fasto e ad ogni tipo di piacere. Per tentare di recuperare i territori del patrimonio di San Pietro si rivolse alla famiglia degli Ottoni di Sassonia, imperatori del Sacro Romano Impero.

Marozia

La famiglia dei Crescenzi, di antico lignaggio, governò Roma alla fine del X secolo, occupando Castel Sant’Angelo e in contrasto con la dinastia degli Ottoni. Nel 998 Ottone III espugnò la fortezza e fece decapitare Giovanni Crescenzi. Ma una ribellione popolare cacciò via papa Silvestro II  ed imperatore. Il figlio omonimo della famiglia baronale governò Roma fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1012.

Il potere tornò ai Conti di Tuscolo, furono eletti papi di tale famiglia, fino a Benedetto IX, destituito dal concilio di Sutri, indetto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico III nel 1046.

Enrico III

Il Concilio fu convocato per porre fine ai disordini fra diversi candidati rivali al papato: la situazione era la seguente. Tre papi regnavano: Benedetto IX dei Conti di Tuscolo, Silvestro III dei Crescenzi e Gregorio VI. Silvestro fu esiliato, Gregorio abdicò, mentre Benedetto fu deposto in quanto, precedentemente, aveva abdicato in favore di Gregorio. Il giorno di Natale dello stesso anno, Enrico nominò papa Clemente II, il suo confessore Suidgero.

Roma nel Medio Evo: il papato e il Sacro Romano Impero

Nel 757 Desiderio è il nuovo re longobardo, con il supporto del papa e dei Franchi avendogli promesso terre in cambio. Ma non mantenne le promesse, anzi si alleò con Bisanzio.

Incoronazione di Desiderio

Nel 763 Papa Paolo I, non ottenendo l'appoggio dai Franchi, firmò un trattato con re Desiderio che permise ai Longobardi di conservare anche i territori promessi al Papa ma che si erano rifiutati di cedere. Morto Paolo I, Desiderio tentò di imporre un papa longobardo, ma senza successo. Venne, invece, eletto papa Stefano III, morì Pipino. Nel regno dei Franchi scoppiò la disputa tra i suoi figli: Carlo (il futuro Magno) e Carlomanno. Carlo Magno addirittura sposò la figlia di Desiderio e quest’ultimo si erse a difensore del papato. Nel 771 Carlo ebbe la meglio sul fratello e l’anno successivo divenne papa Adriano I, segnatamente anti-longobardo. Subito fu guerra con Desiderio, ma nel 774 Carlo Magno sconfisse definitivamente Desiderio e i Franchi si annetterono il regno longobardo.

Nel 795 divenne papa Leone III. Ebbe forti contrasti con la famiglia del suo predecessore, tanto che si narra che egli fosse stato accecato e privato della lingua durante una processione, ma guarì con l’intervento divino. Il re franco propose al papa di incoronarlo imperatore essendo già di fatto padrone di gran parte dell'Europa. In cambio si prodigò per far cadere le accuse mosse al pontefice dalla nobiltà romana.

Incoronazione di Carlo Magno

Nella messa di Natale del 25 dicembre 800 a Roma, il papa Leone III incoronò Carlo Magno imperatore romano d'Occidente, titolo che non era più in uso in Occidente dalla abdicazione di Romolo Augusto il 4 settembre 476, con la caduta dell'impero romano d'Occidente.

Il secondo Concilio di Nicea
Nel 787 fu indetto il secondo Concilio di Nicea, ove venne deliberato il culto delle immagini sacre, chiudendo, così, la fase iconoclasta. Irene, imperatrice d’Oriente, fu osteggiata dal papa, ufficialmente con la scusa che una donna non poteva governare un impero. Addirittura fu proposto che Carlo Magno la sposasse, ma ciò non avvenne perché Irene fu detronizzata da Niceforo nell’802.
In questo periodo Roma era governata da funzionari appartenenti alle grandi famiglie (Savelli, Colonna). Il "popolo" sosteneva i diversi candidati, legati alle grandi famiglie e alle fazioni che supportavano diverse posizioni.  La città visse un periodo di rinascita: sotto papa Adriano I, le domus cultae e le diaconie si moltiplicarono, si restaurarono alcuni degli antichi acquedotti di Roma e le mura. Le chiese furono restaurate. Si iniziò a trasferire le reliquie dei martiri dalle catacombe ormai in rovina alle chiese cittadine. Sotto papa Leone III venne restaurato e ingrandito il palazzo del Laterano, che rivaleggiava per splendore con i palazzi imperiali di Costantinopoli.

Una breve nota: il Primo Concilio di Nicea, presieduto da Costantino ebbe come argomento lo stabilire la consustanzialità del Padre e del Figlio, contrariamente a quanto professato dall'Arianesimo che fu condannato in tale sede. Come ulteriore decisione, fu stabilito che la Pasqua cristiana fosse celebrata la prima domenica dopo il primo plenilunio dell'equinozio di primavera.

venerdì 19 ottobre 2012

Roma nel Medio Evo: gli avvenimenti del VII e VIII secolo

Foca l’usurpatore regnò a Bisanzio dal 602 al 610, avendo eliminato il suo predecessore Maurizio. Sotto il suo regno (ancora c’era Gregorio al soglio), il papato si rafforzò ulteriormente. Egli decretò Bonifacio III capo di tutte le chiese (607), donò a Bonifacio IV il Pantheon (609) che divenne la chiesa di Santa Maria della Rotonda. Gli fu eretta nel foro romano la colonna omonima.

Foro romano - la colonna di Foca

L’elezione del papa era sottoposta all’autorità imperiale. Come in oriente, anche a Roma si diffuse il culto delle reliquie dei santi. L’economia dell’Urbe si basava molto sul flusso dei pellegrini e sulle donazioni. Nel 663 a Roma fece visita un imperatore dopo due secoli, Costante II. In tale occasione l'imperatore si occupò di spogliare gli antichi edifici da tutto il metallo facilmente asportabile, per gli armamenti da usare contro i musulmani: ne fecero le spese le tegole di bronzo dorato della copertura del Pantheon.

Nel 680 venne sottoscritto un trattato di pace con il regno longobardo con il quale per la prima volta i Bizantini riconoscevano ai Longobardi il possesso dei territori da essi occupati in Italia.

Dalla seconda metà del 600 vi furono continui episodi di rivolta mettendo in evidenza le tendenze autonomistiche delle aristocrazie locali e il sempre maggior ruolo politico temporale della Chiesa di Roma. Ciò comportò un progressivo indebolimento dell'autorità imperiale in Italia.

Poi, nella prima metà del 700 l’iconoclastia: l’imperatore Leone III bandì il culto delle immagini sacre, con l'opposizione di papa Gregorio II. Ma questi, comunque non ruppe con Bisanzio per paura dei Longobardi.

Re Liutprando dei Longobardi era conteso tra il papa e l’esarca. Il re longobardo tentò di approfittare del contrasto teologico (iconoclastia) e propose alla Chiesa un'alleanza, che non venne accettata. Fu tuttavia donato al papa Gregorio II il territorio di Sutri nel 728, che costituì il primo nucleo dello Stato pontificio. Papa Zaccaria (741-752) organizzò il territorio intorno alla città, fondando le prime domus cultae, vere e proprie aziende agricole facenti capo alla Chiesa, che assicuravano l'approvvigionamento della città.



Nel 749 venne eletto re dei Longobardi Astolfo il quale invase l’Esarcato con la stessa Ravenna che divenne centro del regno longobardo. Pretese che il ducato romano pagasse un tributo di tanti soldi d'oro quanti erano gli abitanti del ducato. Il papa, non ricevendo gli aiuti richiesti all’imperatore d’Oriente, chiese l’aiuto del re dei Franchi Pipino il Breve.

Fu stipulato un patto che prevedeva la spartizione dell’Italia in due parti: il nord ai Franchi, il sud al papa. In dettaglio, le terre da assegnare al papato erano il Ducato di Roma, la Corsica, la Tuscia longobarda, l’Esarcato, la Venezia, l’Istria, l’Emilia, le città e regioni a Sud della linea Luni-Monselice, e infine i ducati di Spoleto e Benevento.

Nel 754 Pipino sconfisse Astolfo nei pressi di Susa, ma questi nel 756 invase di nuovo il ducato romano, espugnando Narni e assediando Roma: Papa Stefano II sollecitò di nuovo l'aiuto di Pipino, che discese in Italia nello stesso anno, sconfisse di nuovo i Longobardi e costringendo Astolfo a cedere Esarcato e Pentapoli al Papa invece che all'Impero.
Ciò suscitò la protesta dei Bizantini, ma Pipino non cedette. Nacque così il potere temporale dei Papi e il primo embrione dello Stato della Chiesa.

Roma nel Medio Evo: Gregorio I – detto Magno, papa dal 590 al 604

I “duces” bizantini risiedevano nel Palatino, dimora degli imperatori romani. E ciò per due secoli dopo la caduta di Roma. Nel frattempo si imponeva sempre di più il primato del papato nell’amministrazione dell’Urbe (o di ciò che ne rimaneva).


Papa Gregorio I creò istituzioni religiose destinate alla cura ed alla difesa degli abitanti, istituì un rappresentante presso Bisanzio. Una rete di Diaconie assisteva i cittadini tramite distribuzione di viveri, offrendo ricovero per pellegrini, poveri e ammalati.

Un episodio tra storia e leggenda: nel 589 un’inondazione disastrosa precedette, nell’anno successivo, un’epidemia di peste; Gregorio, appena eletto papa procedeva in processione, implorante la fine della pestilenza. Proprio in quel frangente egli ebbe la visione dell’arcangelo Michele che rinfoderava la spada infuocata nel luogo che, in seguito a questo evento, fu chiamato Castel Sant’Angelo. 


E in questo periodo nacque l’attività politica che aprì la chiesa di Roma al potere temporale. Ariulfo, duca di Spoleto (longobardo) mise sotto assedio Roma (591); Gregorio chiese invano aiuto a Bisanzio, ma non ottenne nulla. Pertanto negoziò con i Longobardi la pace.
L’anno successivo l’esarca Romano - non tollerando l’insubordinazione del papa - raggiunse Roma, rompendo le trattative tra Gregorio e Ariulfo. Il tutto portò alla reazione di Agilulfo (re dei Longobardi) che da Pavia scese a Roma che mise nuovamente sotto assedio nel 593. Ottenne 5.000 libbre d'oro di riscatto.
Con il passare degli anni vennero stipulati annualmente trattati di tregua con i Longobardi, fino alla morte di Agilulfo (616). Invece Gregorio morì nel 604.


Legata a questo periodo, spicca la figura di Teodolinda, figlia del duca di Baviera, Garibaldo. Regina dei Longobardi (fu sposa di Agilulfo), si adoperò per la conversione al cattolicesimo dei Longobardi ariani. Governò quando morì il marito, assieme al figlio Adaloaldo. Fece molte donazioni alla chiesa, per suo volere fu eretta la basilica di Monza.

mercoledì 17 ottobre 2012

Roma nel Medio Evo: i Longobardi

Però, già nel 568 l’imperatore Giustino II dovette fare i conti con il malcontento dei Romani contro il comportamento eccessivamente autoritario di Narsete. Questi venne destituito, ma sollecitò i Longobardi ad invadere l’Italia.

E così avvenne, Alboino era il loro re, Pavia la capitale. I veri motivi di questa nuova invasione, in realtà, vanno cercati tra la scarsità delle truppe italo-bizantine, il tradimento dei Goti, l’eventualità che invece fossero stati proprio i Bizantini a chiamarli per contrastare l’avanzata dei Franchi, la pestilenza che decimò l’esercito bizantino, l’attesa da parte dei Bizantini che i Longobardi si allontanassero dall’Italia, seppur dopo averla saccheggiata.

Nel 576 Roma venne cinta sotto assedio ed il Senato chiese aiuto al Bizantino Tiberio II. L’unica risposta fu il consigli di corrompere i duchi di Spoleto e Benevento oppure di stringere un’alleanza con i franchi. Oltre ai due ducati, i Longobardi si erano impossessati di gran parte del nord Italia.
Nel 584 Tiberio costituì l'Esarcato, circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino, la cui sede era Ravenna e il termine Esarcato passò poi a descrivere in particolare il territorio attorno alla capitale, compresa la Pentapoli formata da Ravenna, Forlì, Forlimpopoli, Classe, Cesarea.


Maurizio (582 - 602) si alleò con il re dei Franchi Childeberto II (579-595). Le armate franche invasero i territori dei Longobardi nel 584, 585, 588 e 590.

martedì 16 ottobre 2012

Roma nel Medio Evo: Odoacre, Teodorico, Totila: la guerra gotica

Il primo re d’Italia non fu Vittorio Emanuele II, ma Odoacre capo degli Eruli. Nel 476 detronizzò l’ultimo imperatore romano – Romolo Augusto(lo) – e regnò fino alla sua morte, assassinato da Teodorico alle idi di marzo del 493. Ravenna era diventata la sede del governo dell’Italia.

Odoacre (sul trono) - Romolo Augusto (in ginocchio)

Teodorico – re degli Ostrogoti – prese il potere e lo conservò fino alla sua morte – stranamente per quei tempi, per vecchiaia – avvenuta nel 526. Il suo regno fu positivo per il paese: furono restaurati gli edifici pubblici, vi fu un ripristino della prosperità. L’amministrazione di Roma era affidata al Senato. Nel frattempo il papato acquisiva sempre più potere. Lui ariano, fu tollerante nei confronti dei cattolici. Dopo di lui il nipote Atalarico, figlio di Amalasunta, alla cui morte successe Teodato. Da ciò nacque il conflitto tra Bisanzio e i Goti: Amalasunta filo-bizantina (allora Giustiniano era l’imperatore d’Oriente)  fu esiliata e strangolata su ordine di Teodato.

Teodorico

Nel 536 il generale Belisario su ordine di Giustiniano invase Roma; venne acclamato come un liberatore della città. L’espansione continuò verso le altre parti dell’Italia. I Goti resistettero non poco alla presa di Roma assediandola, ma furono costretti a ritirarsi con gravissime perdite. Il loro capo era Vitige (537 -538).


Belisario

Nel 541 fu eletto Totila re degli Ostrogoti. Occupò Roma nel 546. Risparmiò le persone, ma saccheggiò la città. Belisario, dopo l’abbandono di Totila, rientrò nell’Urbe. Totila fu sconfitto e ucciso da Narsete (generale dell’impero d’Oriente) nel luglio del 552.

Totila

Una piccola curiosità ... di Totila a Roma restano le mura che costruì a Borgo, sono quelle che sostengono il passetto tra San Pietro e Castel Santangelo

lunedì 15 ottobre 2012

Come vincere l'insonnia ...

Stanotte non riuscivo a dormire, cosa migliore se non predisporre una tavola cronologica che mettesse in evidenza le vite degli artisti più famosi del Rinascimento?

Di seguito i loro anni di nascita e morte:
  • Gentile da Fabriano (1370 - 1427)
  • Masaccio (1401 - 1428)
  • Antonello da Messina (1429 - 1479)
  • Mantegna (1431 - 1506)
  • Botticelli (1445 - 1510)
  • Perugino (1448 - 1523)
  • Michelangelo (1475 - 1564)
  • Leonardo (1452 - 1519)
  • Tiziano (1480 - 1576)
  • Raffaello (1483 - 1520)
  • Tintoretto (1519 - 1594)
  • Annibale Carracci (1560 - 1609)
  • Caravaggio (1571 – 1610)
  • Bernini (1598 – 1680)
  • Borromini (1599 - 1667)

venerdì 12 ottobre 2012

I porti di Roma: Ripa, Ripetta e Leonino

Il porto di Ripa Grande

All’altezza del San Michele, vicino a Porta Portese, una volta sorgeva il porto di Ripa Grande.
Già dal IX secolo la zona era dotata di approdi come la Ripa Romea (per i pellegrini) e la Ripa Graeca (per il commercio).

All’inizio era di piccole dimensioni, poi ingrandito col passare degli anni. Ospitò l’ufficio doganale. Sul Tevere potevano navigare solo piccoli velieri, pertanto le merci venivano caricate su barconi all’altezza di Fiumicino e poi i barconi venivano trainati o da buoi, oppure dai pilorciatori, uomini di fatica che tirava le funi da una parte e dall’altra del fiume.



Una piccola curiosità: il termine “spilorcio” deriva da “pilorciatore” cioè “tirato”, “avaro”. Leone IV per timore dei Saraceni, fece costruire due torri tra le quali era sottesa una grande catena, per bloccare nottetempo eventuali invasioni. Il porto divenne “Grande” quando Innocenzo XII alla fine del 1600 lo fece ampliare, costruendo grandi edifici (tra questi la dogana). Collegato a questo porto, ma situato di fronte all’Emporium, nel 1700 venne istituito l’arsenale pontificio per la riparazione delle navi. Il porto fu distrutto con la costruzione degli argini e la ferrovia per Civitavecchia.

Il porto di Ripetta o Clementino

All’altezza della chiesa di San Rocco, vi era un porticciolo abusivo per scaricare legno, carbone e vino. Clemente XI, all’inizio del 1700, decise per la costruzione di un porto monumentale. Il travertino fu disponibile “grazie” ad un terremoto che fece crollare una parte del Colosseo.


Venne costruita una fontana e una lanterna per facilitare le operazioni notturne. Col tempo e con l’incuria, il porto venne degradandosi, fino alla sua distruzione, nell’indifferenza generale, all’atto della costruzione dei muraglioni sul Tevere.

Il porto Leonino

Leone XI, nel 1800 fece costruire questo piccolo porto per il trasporto delle merci per il Vaticano. Era situato all’inizio di via della Lungara. Dotato di un mascherone da cui zampillava l’Acqua Lancisiana … Lancisi era l’archiatra (cioè il medico personale del pontefice) che ne esaltava le virtù terapeutiche. L’acqua proveniva da una sorgente del Gianicolo, che nel 1950 fu chiusa per sospetto inquinamento.


Il mascherone, costruito sul finire del 1500 per ornare il campo vaccino (il foro romano) ora si lo potete ammirare al Parco degli Aranci.

I porti di Roma: il Tiberino, l'Emporium, Ostia

Il porto Tiberino

Sulle sponde del fiume, all’altezza del Foro Boario, tra i templi del Foro Olitorio – ora San Nicola in Carcere - e i templi di Portunus (quello rettangolare) e di Ercole Olivaro (quello circolare, erroneamente chiamato Tempio di Vesta) era situato il portus Tiberinus.


Era il porto dell'antica Roma la cui costruzione viene attribuita a Servio Tullio (regnò dal 578 al 539 a.C.).
Nel 179 a.C.  ebbero luogo importanti lavori di sistemazione, ma il porto venne progressivamente declassato e abbandonato dopo la realizzazione del nuovo porto fluviale dell'Emporium. Durante i lavori per la costruzione del palazzo dell'Anagrafe (1936–1937) vennero alla luce numerosi horrea (magazzini), costruiti interamente in laterizio e travertino da Traiano, il quale riutilizzò così l'area dove era situato l'antico porto Tiberino oramai in disuso, soprattutto dopo le due disastrose inondazioni del 98 e del 105 d.C.

L’Emporium

Con lo sviluppo economico di Roma avvenuto all'inizio del II secolo a.C., divenne insufficiente il vecchio porto Tiberino in quanto non aveva possibilità di svilupparsi verso il retroterra.

Nel 193 a.C.  venne costruito l'Emporium.



In seguito (174 a.C.), il porto venne dotato di un grande magazzino per le derrate alimentari, la Porticus Aemilia. Vi era un muraglione in laterizio che delimitava, verso il fiume, un'altra serie di magazzini coperti a volta (horrea) ed aperti verso il quartiere commerciale del Testaccio. Ai piani superiori c'erano i veri e propri ambienti, utilizzati probabilmente come uffici e stanze di stivaggio delle merci.

L'attività dell'Emporium proseguì fino all'entrata in funzione dei grandi porti di Claudio e Traiano di Ostia. Inizialmente terminale urbano delle attività commerciali dei grandi porti marini, fu poi ridotto ad un semplice deposito di materiali, specialmente di marmi (tanto da far nascere il nome di Marmorata alla ripa ed alla via). Tra il II e il III secolo d.C. ospitò anfore usate e rottamate, soprattutto per la grande importazione di olio dalla Spagna, dando vita alla collina artificiale del Monte dei Cocci (Testaccio ).

Il porto di Ostia

Ostia fu fondata nel IV sec. a.C. prima come accampamento militare (Castrum Ostiensis), in seguito (nel periodo imperiale) come zona commerciale e portuale di Roma per l’approvvigionamento di grano per l’Urbe. Decadde nel III sec. d.C.

Claudio, a partire dal 42 d C. e poi Nerone nel 64 costruirono il nuovo porto a 3 chilometri a nord di Ostia, collegato al Tevere da un canale. Aveva forma circolare, con annessi horrea (magazzini). Era dotato di un grande faro avente come base la nave che Caligola utilizzò per trasportare l’obelisco che ora si trova in Piazza San Pietro.

Ma il porto era esposto alle tempeste, una addirittura distrusse circa 200 navi. Traiano ne fece costruire uno nuovo tra il 100 ed il 112, in posizione più arretrata rispetto al precedente. E fu costruito un nuovo canale creando l'Isola Sacra.


mercoledì 10 ottobre 2012

Le ore nel giorno dei Romani

Nell’antica Roma le ore erano un’opinione!


L’intera giornata era suddivisa in due parti: le ore diurne e quelle notturne. La parte diurna era suddivisa in dodici ore, la notturna in quattro vigilie.

Va da sé che la lunghezza delle horae e delle vigiliae cambiava in funzione del periodo dell’anno. Nel giorno degli equinozi le ore romane coincidevano con le nostre, mentre nei solstizi erano più lunghe (estate) o più corte (inverno).


Da qui il fatto che una hora fosse un’opinione.

Nella tabella seguente trovate la suddivisione delle ore della giornata.


Da mezzanotte alle 3 tertia vigilia
Dalle 3 alle 6 quarta vigilia
Dalle 6 alle 7 hora prima
Dalle 7 alle 8 hora secunda
Dalle 8 alle 9 hora tertia
Dalle 9 alle 10 hora quarta
Dalle 10 alle 11 hora quinta
Dalle 11 alle 12 hora sexta
Dalle 12 alle 13 hora septima
Dalle 13 alle 14 hora octava
Dalle 14 alle 15 hora nona
Dalle 15 alle 16 hora decima
Dalle 16 alle 17 hora undecima
Dalle 17 alle 18 hora duodecima
Dalle 18 alle 21 prima vigilia
Dalle 21 alle 24 secunda vigilia

martedì 9 ottobre 2012

Il calendario settimanale

Già gli antichi si erano posti il problema di come battezzare i giorni, di come suddividere un mese. Egizi, Caldei, Greci, Etruschi e, non da ultimi, i Romani.

Il mese era suddiviso in ... settimane ... di otto giorni (sarebbe venuto fuori "ottomane", ma ciò avrebbe generato confusione ...). In realtà i Romani parlavano di "ciclo nundinale" dove le nundinae erano i giorni di mercato che, appunto, capitavano ogni otto giorni. Ma i Romani, contando includevano sia il primo che l'ultimo elemento: perciò il termine utilizzato fu nundinae da "novem dies" cioè "nove giorni".

I giorni del ciclo nundinale vennero all'inizio battezzati con le lettere dell'alfabeto: A, B, C, D, E, F, G, H. L'anno durava 355 giorni e il primo dell'anno era sempre A e l'ultimo C. Ma il giorno di mercato, che cadeva sempre ogni otto giorni, si spostava nell'arco degli anni.

Lo so, forse è un po' contorto, provo con un esempio:
se nell'anno 100 a.c. il giorno di mercato capitava in H, nel 101 questo capitava in E.

In epoca imperiale, più o meno con l'istituzione del calendario Giuliano, la settimana divenne di sette giorni e questi avevano il nome degli astri. Poi, in epoca costantiniana ebbe il sopravvento il Cristianesimo e i giorni cambiarono ancora nome:

Forma Pagana Forma Cristiana
Domenica Solis dies Dies dominica
Lunedì Lunae dies Feria secunda
Martedì Martis dies Feria tertia
Mercoledì Mercurii dies Feria quarta
Giovedì Iovis dies Feria quinta
Venerdì Veneris dies Feria sexta
Sabato Saturni dies Sabbatum
 
Beh, una chicca astronomica ... perchè i nomi dei giorni hanno questa successione?


Mettiamoci sulla Terra (d'altra parte lì siamo!) e allontaniamoci un po' ... incontriamo prima la Luna, poi Marte, poi - nelle prime ore del giorno - Mercurio sembra più vicino di Giove e Venere, più lontano Saturno ed infine il Sole!

Semplice questo giochino, vero?

lunedì 8 ottobre 2012

Storia del calendario occidentale

Roma era stata appena fondata da Romolo, siamo nel 753 a. C.. La tradizione vuole che Romolo subito istituì un calendario derivato da quello lunare greco. Iniziava con la luna piena di marzo e durava dieci mesi:

Martius (31 giorni), Aprilis (30 giorni), Maius (31 giorni), Iunius (30 giorni), Quintilis (31 giorni), Sextilis (30 giorni), September (30 giorni), October (31 giorni), November (30 giorni), December (30 giorni).

Dopo dicembre - secondo Ovidio - i giorni dell’anno non si contavano più fino al marzo successivo.

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Con Numa Pompilio nel 715 venne ideato un nuovo sistema ove l'anno durava 355 giorni e per compensare i dieci giorni di differenza si ricorreva all'intercalazione di un mese straordinario di 22 o 23 giorni ogni due anni; il mese era noto come Mercedonio o Intercalare

marzo (31 giorni), aprile (29 giorni), maggio (31 giorni), giugno (29 giorni), quintile (31 giorni), sestile (29 giorni), settembre (29 giorni), ottobre (31 giorni), novembre (29 giorni), dicembre (29 giorni), gennaio (29 giorni), febbraio (28 giorni) e – ogni due anni - mercedonio  (una volta di 22 giorni, la volta successiva di 23 giorni).

Comunque l’anno iniziava sempre dal mese di marzo. I giorni del mese erano indicati con un sistema di conto alla rovescia.
Ogni mese prevedeva tre giorni principali: il primo giorno del mese aveva il nome di Calende, il quinto aveva il nome di None e il tredicesimo di Idi. Gli altri giorni si indicavano con il numero di giorni che mancavano al prossimo giorno principale, contati però inclusivamente.
Ad esempio così il giorno II (pridie) prima delle Idi di aprile è il 12 aprile, il giorno III è l'11 aprile e così via. I giorni finali del mese erano indicati con il nome del mese successivo: il 25 marzo si scriveva come VIII dalle Calende di aprile.

La data delle None e delle Idi per i mesi lunghi (marzo, maggio, quintile, ottobre) era ritardata di due giorni, il 7 e il 15 invece del 5 e del 13. Il primo mese dell'anno era ancora marzo.


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Arrivò Giulio Cesare e nel 46 a.C. – racconta Plinio – incaricò l’alessandrino Sosigene di ideare un nuovo sistema. Il calendario di Numa aveva portato uno spostamento dell’estate nei mesi di ottobre e novembre! Pertanto Sosigene eccezionalmente rese il 46 a.C. un anno di 456 giorni. Il nuovo calendario era il così:

gennaio (31 giorni), febbraio (28 o 29 giorni), marzo (31 giorni), aprile (30 giorni), maggio (31 giorni), giugno (30 giorni), quintile (31 giorni), sestile (31 giorni), settembre (30 giorni), ottobre (31 giorni), novembre (30 giorni), dicembre (31 giorni).

Ogni 4 anni doveva essere intercalato un giorno in più, detto bis-sextum (cioè due volte sesto) perché inserito il giorno dopo il 24 febbraio (giorno sesto dalle calende di marzo); questo anno speciale prese il nome di bisestile.


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Nel concilio di Nicea del 325 fu rilevato che l’equinozio di primavera di era spostato al 21 marzo, anziché al 25, come ai tempi di Cesare. La chiesa si limitò a prenderne atto.
In seguito molti proposero modifiche, tra questi il venerabile Beda nel 700.

Si arrivò, così, fino al 1582 anno in cui l’equinozio era arrivato all’11 marzo! Il cardinale Guglielmo Sirleto (su progetto di Luigi Giglio) stabilì di saltare 10 giorni in modo da riportare l'equinozio al 21 marzo; l’umanità si addormentò il 4 ottobre del 1582 per svegliarsi la mattina dopo che era già il 15 ottobre!!!!
In quel periodo regnava papa Gregorio XIII e Luigi Giglio stabilì quanto segue:

non sono bisestili gli anni secolari tranne quelli divisibili per 400”.