Questo blog è una raccolta disordinata dei miei appunti. Il tema principale è la storia di Roma.
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mercoledì 23 agosto 2017

Le passeggiate Romane: Santa Maria in Cappella in Trastevere


Inizia un ciclo di passeggiate romane che racconteranno la storia e le storie di alcuni luoghi che, forse, non tutti conoscono.

Nella prima tappa visiteremo la chiesetta di Santa Maria in Cappella in Trastevere, con annesso Ospizio di Santa Francesca Romana, con il rischio di incontrare Donna Olimpia Maidalchini ... a proposito, evitate di passare per Ponte Sisto il 7 gennaio di notte, potreste incontrare il suo fantasma a bordo di una carrozza antica, mentre si reca nei suoi "Bagni" (i Bagni di Donna Olimpia, appunto).

Iniziamo con l'identificare la zona nel periodo antico:


La chiesetta ha annesso un piccolo museo e, da poco tempo, sono accessibili gli ambienti del 1° piano facenti parte dell'Ospizio di proprietà dei Doria Pamphilj.

Il nome della chiesa

La dedica è del 1090, durante il pontificato di Urbano II (1088-1099) con il nome di S. Maria ad pineam, come riportato sull'epigrafe, un cui passo recita: que appella(tur) ad Pinea(m): appella, male interpretato, divenne cappella.

La traduzione della lapide dedicatoria:


Nell'anno del Signore 1090, indicazione XIII, mese di marzo, giorno 25, è dedicata
questa chiesa a Santa Maria che viene detta presso la pigna, dai vescovi Ubaldo
Sabino e Giovanni da Tuscolo al tempo del Signor papa Urbano II,
ove sono le reliquie degli abiti di Santa Maria Vergine, le reliquie di San Pietro
apostolo di papa Cornelio di papa Callisto di papa Felice di Ippolito martire Ana
stasio martire Melix Marmenia martire 
O Cristo Redentore dai a Damaso la vita dopo la morte

Dal XII secolo è detta In Capella; nel tardo Medio Evo diventa In Cappella, che potrebbe derivare da Cappella Papalis (sede temporanea del concistoro papale), a cui potrebbe riferirsi il residuo di cattedra episcopale del trapezoforo. Pinea (dal latino, pigna) può riferirsi anche ai monconi dei pilastri del ponte di epoca imperiale, assonante con pinna e pinea. La chiesa prese il nome attuale nel XV secolo, quando divenne sede della Confraternita dei Barillari, fabbricanti di cupelle, barili. 
La chiesa e la sua storia
Alla chiesa si accede da un cortile; come si evince dalle strutture murarie, nasce già a 3 navate; la soglia che si scorge nella navata destra potrebbe indicare il livello originario del calpestio; le navate hanno 5 colonne di spoglio per lato. L'aspetto e le decorazioni appartengono all'ultimo restauro ottocentesco. A destra si eleva il campanile romanico del XII sec in laterizio.

Un documento ricorda la consacrazione di un altare, l'8 marzo 1113, da parte dei vescovi di Sabina, Palestrina, Ascoli e Tivoli. Nei secoli successivi le notizie sono sempre più rare; cadde in abbandono e per motivi statici furono chiuse le navate laterali. Nel 1391 la chiesa fu restaurata da Andreozzo Ponziani, suocero di Francesca Romana, che nel 1391, nella navata destra (attualmente è stato ricostruita una piccola corsia di letti nella navata di sinistra, ma è solo una deroga, in quanto nella navata destra vi sono gli scavi), fondò l'Ospedale del SS. Salvatore; alla sua morte (1401) Francesca si prese cura dell'ospedale. Dopo la morte di Francesca (1440), il complesso passò in eredità alle monache di Tor de' Specchi, che nel 1450 lo concessero alla Confraternita dei Barillari.

Il complesso decadde fino a quando Innocenzo X (1653) ne affidò le cure ad Olimpia Maidalchini, sua cognata; Donna Olimpia, devota di Francesca Romana, acquistò case, torri, granai e luoghi di pesca attorno all’edificio, ottenendo dal cognato Innocenzo X pieni poteri sulla chiesetta. Fu costruito un casino belvedere con un giardino di delizie con essenze rare, viti e piante da frutto, specie agrumi: fu chiamato il parco dei Bagni di Donna Olimpia.

Dopo la morte del figlio di Olimpia, Camillo, la casa cadde in declino e nei secoli seguenti la proprietà fu affidata a vari affittuari.

Nel 1678 la proprietà fu locata a Francesco Maidalchini, nipote di Olimpia. Nel 1760 i beni passarono ai Doria Pamphilj.

Nel 1796 Andrea IV Doria Pamphilj diede in uso la chiesa alla Pia Unione di S. Paolo Apostolo delle genti, a vantaggio spirituale dei marinai che la restaurarono.

Nel 1847 Carlo Doria Pamphilj lasciò 70.000 scudi per creare 12 posti letto per i malati cronici. Nel 1857 Filippo Andrea V destinò il lascito dello zio Carlo alla proprietà di Ripa. Andrea Busiri Vici progettò due edifici in stile neoclassico, con al centro una cappella che separa i due reparti per uomini e donne: nasce l’Ospedale dei Cronici, aperto nel 1859, attivo ancora oggi con il nome di Casa di riposo S. Francesca Romana, con 18 infermi e 4 suore della Congregazione delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli. Nel 1858 la Pia Unione di S. Paolo lasciò gli spazi perché l’istituzione dell’ospedale gli impediva di svolgere le sue funzioni (assistenza ai marinai).

L'interno della chiesetta fu decorato  da Annibale Angelini e non rimase nulla della decorazione medioevale. Nel 1880-1892, Andrea Busiri Vici ripristinò le navate: la navata di sinistra fu interamente riedificata. Nella ristrutturazione fu dipinta nel protiro una Madonna con Bambino tra 2 pini, sostituito nel 1966 con l’attuale rilievo marmoreo. Furono aperte 3 grandi finestre, ridotto l’altare maggiore e la balaustra, rinnovato il pulpito ed il pavimento. Per l’apertura dei muraglioni del Tevere, Busiri Vici ridisegnò il fronte verso il Tevere abbattendo il Casino e le logge; ridisegnò il fronte con due corpi simmetrici inframezzati da un arco centrale. I ricoverati divennero 100, fu inaugurata una scuola per fanciulle povere con un laboratorio di ricamo e cucito; fu creato anche un nido e un asilo per bambini, una scuola e un doposcuola. Nel 1917 fu rinominato in Ospizio di S. Francesca Romana e, dal 1971, in Casa di Riposo di S. Francesca Romana.

I reperti principali: altare dell'Agnus Dei


L’altare in marmo in alto ospita il reliquiario. Davanti l’Agnus Dei con croce greca astile, dietro c’è una croce patente. L’altare è del XI-XII secolo, dedicato nel 1113 da Pasquale II. La cassetta reliquiario in piombo è dei primi decenni del XII secolo, rinvenuta nell'incasso dell’altare e contenente due piccole olle con le reliquie dei SS. Cornelio, Pietro apostolo, Anastasio, Melix, Ippolito e Marmenia, come riportato nelle iscrizioni e nella lapide dedicatoria della chiesa.

I reperti principali: la croce di Borromini


Vicino alla lapide dedicatoria, è stata recentemente posta una croce proveniente dalla Basilica di S. Pietro. Protagonisti della vicenda: Urbano VIII, Innocenzo X, Francesco Borromini, Giovanni Battista Calandra e Olimpia Maidalchini. Nell'Archivio della Fabbrica di S. Pietro fu trovato un documento secondo cui nel 1625 Urbano VIII affidò i lavori di sistemazione della Porta Santa al giovane Borromini (1599-1667). L’artista aveva progettato la decorazione della porta e la croce esterna che ne doveva suggellare la chiusura, in marmo giallo, con al centro una piccola croce rossa, profilo rosso, listelli bianchi, decorata con 5 api (simbolo dei Barberini), un sole in cima e due rami di ulivo ai piedi.

I documenti dicono che le parti marmoree della montatura e della piccola croce nel centro sono di Francesco Borromini (1599-1667), i mosaici sono di Giovanni Battista Calandra (1586-1644). Per ritrovare la croce fu inviata alle famiglie nobili romane una lettera chiedendo se avessero nelle loro proprietà e cappelle private oggetti e decori in mosaico minuto. Rispose la famiglia Pamphilj segnalando che nella chiesina di S. Maria in Cappella di loro proprietà vi era una croce simile. Risultò essere quella della chiusura del Giubileo del 1625. La sua presenza in S. Maria in Cappella si lega a Donna Olimpia: quando Innocenzo X riaprì la porta santa per il giubileo del 1649, ruppe il sigillo e donò la croce al Card. Francesco Maidalchini, nipote di Olimpia. Le cronache ricordano che Olimpia pretese e ottenne di essere in prima fila, accanto al papa, all'apertura della Porta Santa nel 1650, con scandalo epocale, e forse fu in quell'occasione che vide la croce.

Per concludere
Alla chiesa sono legati molti eventi: scismi e concili ecumenici (Scisma d'Occidente e Piccolo Scisma), le figure di Francesca Romana e di Donna Olimpia. Inoltre, come appendice, nella lapide dedicatoria si fa riferimento Indictio XIII: era un modo medievale per suggellare le date importanti. Per ciascuno di questi argomenti, si rimanda ad altre sezioni del sito.

Grazie per la pazienza!

1 commento:

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