Questo blog è una raccolta disordinata dei miei appunti. Il tema principale è la storia di Roma.
Se passi per da queste parti, ti ringrazio. Se vuoi lascia pure un commento, ma abbi pazienza ... li guardo solo ogni tanto

mercoledì 27 febbraio 2013

Il pomerio

Partiamo dalla Roma Arcaica. Nella figura sottostante è riprodotta la geografia della zona con colli e prominenze, in rosso il tracciato delle mura serviane, cosi dette da Servio Tullio - sesto re di Roma dal 578 al 539 a.c.. Ma questa cinta muraria fu costruita successivamente in periodo repubblicano nel 378 a.c., dopo il sacco di Roma del 390 a.C., molto probabilmente utilizzando anche fortificazioni precedenti.
Roma, i suoi colli e le mura serviane
Nelle antiche popolazioni dell’Italia il Pomerio (da postmoerium, cioè “oltre il muro”) era la linea sacra che delimitava i confini di una città. Pare che la sua origine fosse dovuta ad un'usanza degli Etruschi. Veniva tracciato un solco con l’aratro (eccetto nelle zone dove dovevano sorgere le porte d’accesso all’area) ed era zona religiosa, mentre lo spazio esterno costituiva l'ager publicus.
Antica stampa della Roma arcaica
All’interno non si potevano addossare edifici alle mura, il terreno doveva rimanere puro da qualsiasi contaminazione di culto umano. Non era permesso seppellire i defunti. La delimitazione di tale solco era fatta con grossi blocchi di travertino con l’indicazione del nome dell’imperatore rivolta verso l’interno e un numero ordinale.

Il pomerio della Roma quadrata (descritta nel prossimo post) sorpassava di molto le mura di Romolo sul Palatino, mentre al contrario esso era assai più ristretto della nuova cinta che va sotto il nome di Servio Tullio. Sappiamo infatti che l'Aventino rimase fuori del pomerio almeno fino all'epoca di Augusto, e così pure una parte dell'Esquilino, adibita a pubblico sepolcreto.
Roma arcaica: in verde la Roma Quadrata (pomerium Romuli), in rosa il pomerio ai tempi di Servio Tullio (escludeva l'Aventino), in giallo l'estensione delle mura serviane oltre il pomerio
Pare che Silla lo fece coincidere con le mura serviane da lui restaurate. Giulio Cesare e Augusto allargarono ancora il pomerio forse includendo il Colle Oppio, bonificato da Mecenate. Poi l’ampliò anche Claudio (43 d.c.). Vespasiano e Tito lo estesero a nord al Campo Marzio, fino all'Ara Pacis escludendo la zona degli ustrini imperiali (cioè i luoghi di cremazione), ricongiungendolo con il pomerio di Claudio presso il Tevere; pare fosse compresa anche la zona del Trastevere fra il ponte di Agrippa e il ponte Emilio.

Al tempo di Aureliano il pomerio doveva coincidere con le mura omonime. Precedentemente il Campo Marzio fu escluso in quanto area di esercitazioni militari e luogo di riunione dei comizî centuriati, ai quali partecipava il popolo in armi.

Vista d'insieme delle mura di Roma. In rosso quelle aureliane

lunedì 25 febbraio 2013

Il Concilio di Nicea e l'Arianesimo: parte II: decisioni e canoni



L’argomento dominante del Concilio di Nicea fu la consustanzialità (homooùsios), cioè stessa sostanza  tra il Padre e il Figlio: il Figlio è Dio quanto il Padre. Ciò portava a grandi interrogativi: può Dio generare un Figlio e, quindi, separarsi in se stesso e poi morire? Gli Ariani controbbatevano affermando che il Figlio era solo un tramite tra la divinità e l’umanità.
Il Concilio di Nicea
Fu stabilita una data per la Pasqua: la Pasqua cade la prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera, indipendentemente dalla Pasqua ebraica: il Vescovo di Alessandria avrebbe d'allora in avanti stabilito la data.

Le decisioni prese dal concilio con un'amplissima maggioranza furono essenzialmente tre:
  1. fu composta una dichiarazione di fede (Simbolo niceno o credo niceno): il Figlio è generato, ma non creato dal Padre. Quindi l'arianesimo viene negato in tutti i suoi aspetti. Inoltre, viene ribadita l'incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, in contrasto alle dottrine che negavano la crocifissione.
  2. venne dichiarata ufficialmente la nascita virginale di Gesù (così come affermato nel Vangelo secondo Matteo).
  3. Ario e le sue teorie furono dichiarate eretiche.
Simbolo niceno


In ambito disciplinare fu stabilito, pena l’esilio, che:
  1. sono eretiche le dottrine del vescovo Melezio di Licopoli, secondo le quali era lecito offrire sacrifici agli idoli e ordinare sacerdoti al di fuori della sua diocesi. Egli mantenne il titolo episcopale, ma gli ecclesiastici che erano stati ordinati da lui dovevano ricevere di nuovo l'imposizione delle mani. Questa eresia ebbe termine nel V secolo.
  2. furono stabilite delle regole sul battesimo degli eretici.
  3. si presero delle decisioni su coloro che avevano rinnegato il cristianesimo durante la persecuzione di Licinio (imperatore romano dal 308 al 324 d.c.).
Melezio di Licopoli
Vennero stabiliti i seguenti canoni:
  1. proibizione dell'auto-castrazione;  proibizione dell'usura fra i chierici; proibizione di inginocchiarsi durante la liturgia della domenica e nei giorni pasquali, fino alla Pentecoste;
  2. definizione di un termine minimo per la ammissione dei neo-catecumeni nella Chiesa;
  3. proibizione della presenza di donne nella casa di un chierico e che le donne diacono sono da considerarsi come i laici
  4. ordinazione di un vescovo in presenza di almeno tre vescovi della provincia, subordinata alla conferma da parte del vescovo metropolita; preminenza de i vescovi di Roma, Alessandria e Gerusalemme. Proibizione di trasferimento di presbiteri e vescovi dalle loro città; precedenza di vescovi e presbiteri sui diaconi nel ricevere l'Eucaristia;
  5. sugli scomunicati, e sull'obbligo di tenere almeno due sinodi all'anno in ciascuna provincia;
  6. riconoscimento dei Novaziani; Novaziano, antipapa 251 al 258, fu battezzato in tutta fretta perché si pensava morisse essendo posseduto dal demonio. Egli sosteneva che l'idolatria era un peccato imperdonabile, e che la Chiesa non aveva alcun diritto di riammettere alla comunione coloro che vi erano precipitati. Il loro perdono è riservato a Dio. Questa era l'eresia di Novaziano: il rifiuto dell'interrogazione battesimale che recita "Credi nella remissione di peccati e nella vita eterna, attraverso la Santa Chiesa?".
  7. clemenza verso coloro che hanno rinnegato il Cristianesimo durante la persecuzione di Licinio;
  8. dichiarazione dell'invalidità del battesimo ordinato da Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia nel 260. Secondo Paolo, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo erano una sola persona, ma il Figlio (il Verbo) e lo Spirito Santo (la saggezza) erano senza stato: cioè erano degli attributi o appellativi impersonali del Padre. Inoltre Cristo era sostanzialmente un uomo con una sua personalità, nato senza peccato dalla nascita. La dottrina teneva rigorosamente separate le due nature di Cristo, sebbene questo concetto rischiasse di concepire due persone, l'una divina e l'altra umana, diverse tra loro e unite tra loro solo per volontà del Cristo stesso.
L'antipapa Novaziano
 

Il Concilio di Nicea e l'Arianesimo - parte I: la storia

Il Concilio di Nicea fu convocato e presieduto da Costantino per ristabilire la pace religiosa, costruendo l'unità della chiesa. Se le dispute non fossero state risolte, l’impero si sarebbe ulteriormente disgregato. Ebbe inizio il 20 maggio del 325; i partecipanti erano quasi tutti provenienti dall’oriente imperiale.
Il Concilio di Nicea
L’ARIANESIMO
La dottrina fu elaborata dal monaco e teologo cristiano Ario (256 – 336) con il supporto di Eusebio, vescovo di Beirut. Era caratterizzata dalla negazione della consustanzialità (cioè essere della stessa sostanza) del Padre e del Figlio: Dio, eterno e quindi ingenerato, non può condividere con altri la propria essenza divina; quindi il Figlio, essere finito perché “generato”, non può essere considerato Dio come il Padre (infinito).
Ario
Ario non negava la Trinità, ma la considerava costituita da tre diverse persone caratterizzate da nature diverse.
L’Arianesimo ebbe le sue origini in Egitto e nel IV secolo si diffuse in Italia. I Germani ne furono i maggiori seguaci fino al VII secolo. Ario fu scomunicato per eresia e la sua dottrina condannata, ma l’Arianesimo resistette a lungo, divenne la religione ufficiale dell'impero romano durante il regno di Costanzo II.
LA STORIA DEL CONCILIO
Dopo l’editto costantiniano di tolleranza (del Cristianesimo) del 313, in Alessandria d'Egitto si fece largo la controversia trinitaria: le tesi ariane si propagarono in tutto l’Oriente seguite dai vescovi africani e orientali, mentre il vescovo rivale Alessandro ne condannò le posizioni come “eretiche”.
Costantino, che non aveva particolari convinzioni teologiche. All’inizio sottovalutò il problema, ma poi fu spinto a convocare un concilio per tentare di porre un argine alla questione. Desiderava la stabilità dello Stato e i disordini derivati dalle questioni teologiche costituivano un problema politico che andava risolto con la sconfitta di una qualsiasi delle due fazioni. Egli fu presente a tutte le sessioni del Concilio.
Costantino
Benché invitati nel concilio a spiegare le loro idee, Ario ed Eusebio non riuscirono a convincere il sinodo, anche grazie all’ascendente che Osio, vescovo di Cordova, legato di papa Silvestro I, aveva sull’imperatore. Ario ed i suoi vescovi furono esiliati, ma poi Eusebio e Costanza – sorella di Costantino - dopo soli tre anni, lo convinsero ad una maggiore tolleranza, revocando anche l’esilio stesso. Addirittura, Ario fu introdotto a corte, convinse Costantino sulla bontà della sua teoria e quest’ultimo esiliò stavolta il vescovo Atanasio di Alessandria, fermo oppositore di Ario. Eusebio battezzò Costantino stesso in punto di morte.
Costanzo II
Costanzo II (337-361), figlio di Costantino,  ariano per imitazione del padre, non era portato per le speculazioni teologiche. Voleva, però, l’unità dottrinale dell’impero. Dopo il tentativo di indire un concilio a Nicomedia – fallito per un terremoto – furono istituiti due incontri paralleli: uno a Seleucia per i vescovi d’oriente (in prevalenza ariani) che si conclusero in quattro giorni, l’altro a Rimini per quelli occidentali, senza la partecipazione di papa Liberio I. Qui i lavori durarono sette mesi. Vinsero le tesi ariane (anche perché fermamente volute da Costanzo II). Macedonio, ariano e vescovo di Costantinopoli, ottenne l’incarico con la forza, rapendo e uccidendo l’antagonista Paolo, vicino alla chiesa di Roma.
Teodosio e Ambrogio
Con Teodosio – influenzato da Ambrogio, vescovo di Milano – fu emanato l’Editto di Tessalonica (380) che definiva “ufficiale” la dottrina romana del Cristianesimo: l’Arianesimo era un’eresia e i seguaci furono allontanati incruentamente dai loro uffici. Qui fu introdotto il termine di “Cattolica” per indicare la Chiesa di Roma. 

Nel primo concilio di Costantinopoli (381) fu di nuovo condannato l’Arianesimo. Altri editti seguirono, ad esempio intervenendo sui lasciti testamentari e sulle professioni esercitate dagli Ariani: nacque l’embrione del tribunale dell’Inquisizione.
Teodorico e Teodolinda
L’Arianesimo, però, non scomparve, ma venne condiviso dalle popolazioni barbariche del nord Europa, i Goti, Vandali e Longobardi in particolare,  fino al VII secolo. Il re ostrogoto Teodorico (454 - 526) – che fu anche re d’Italia dopo la caduta dell’Impero romano - era ariano, mentre Teodolinda (570 – 627) – regina dei Longobardi - determinò la conversione dei Longobardi al cattolicesimo.

mercoledì 20 febbraio 2013

Il Concilio di Trento - la controriforma

Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero (1483 - 1546) pubblica le 95 tesi e le affisse sulla porta della cattedrale di Wittemberg in Germania.
Contesta la vendita delle indulgenze, vuole che la Bibbia sia comprensibile al popolo e non sia solo a disposizione del clero (che tra l'altro, scimmiotta spesso frasi in Latino sbagliate). Nega la reale presenza di Cristo mediante la trasformazione di pane e vino in corpo e sangue di Cristo (transustanziazione), affermando la presenza di Cristo insieme al pane e al vino (consustanziazione). Nega l'intermediarità tra uomo e Dio, rifiutando l'intercessione dei santi e della Madonna; a capo dei Cristiani non un uomo, ma solo il Cristo. Sui sacramenti, mantiene il battesimo, l'eucaristia, e la confessione. Gli altri sono considerati come riti ecclesiastici.
Martin Lutero
Egli stesso chiese al papa di indire un concilio che dirimesse i contrasti. Ebbe subito il sostegno dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V (1519 – 1556), vedendolo come un mezzo anche per accrescere il potere imperiale.
Carlo V d'Asburgo
A ciò, però, si oppose papa Clemente VII (1523 – 1534) che perseguiva una politica filo-francese ostile a Carlo V, temendo di essere deposto.
Clemente VII - Giulio de' Medici
L'idea del concilio riprese vigore con Paolo III (1534 - 1549). Allargò il collegio cardinalizio con figure favorevoli ad una riforma; nel 1536 convocò quindi prima a Mantova e poi a Vicenza un'assemblea di tutti i vescovi, abati e dei prìncipi dell'Impero, ma senza successo a causa del conflitto tra Francesco I e Carlo V. Inoltre, vi erano differenze sugli scopi del concilio: Carlo V auspicava la ricomposizione dello scisma protestante, mentre l'obiettivo per il papa era un chiarimento in materia di dogmi e di dottrina, per i riformati era l'attacco all'autorità del papa stesso.
Paolo III - Alessandro Farnese
Dopo vicissitudini varie, il Concilio si aprì solennemente a Trento il 13 dicembre 1545.
Perchè Trento? Pur essendo una città italiana, era entro i confini dell'Impero ed era governata da un principe-vescovo. Ebbe varie fasi, con sospensioni e susseguirsi di pontefici.
Il concilio in Santa Maria Maggiore a Trento
Prima fase – 8 sessioni a Trento (1545-1547) e due a Bologna (1547 - 1549)

In questo periodo:
  • Approvazione regolamenti e ordine di discussione degli argomenti
  • Discussione dei dogmi (chiesto dall’imperatore) e disciplina (chiesto dal papa)
  • Riaffermazione del credo
  • La Vulgata è versione ufficiale della Bibbia – unica interprete: la Chiesa
  • Discussione sul peccato originale
  • La confutazione della “giustificazione”:  secondo Lutero bastava la sola fede, le opere non avevano alcun valore; non vi era alcun cambiamento nella persona, che rimaneva nei suoi peccati: l'unica differenza è che Dio non glieli imputa più, e lo fa con un atto unilaterale
  • Trattazione superficiale del dogma dell’Immacolata concezione 
  • I sette sacramenti istituiti da Cristo (in particolare battesimo e confermazione)
Nel 1549 morì Paolo III. Fu eletto Giulio III (1550 - 1555) dopo un conclave durato tre mesi. Fallì la trattativa di portare al concilio i rappresentanti luterani perchè volevano ridiscutere le precedenti conclusioni e desideravano sciogliere il giuramento di fedeltà al pontefice. Comunque i lavori ripresero nel 1551.
Giulio III - Giovanni Maria Ciocchi del Monte
Seconda fase (1551 - 1552)

In questo periodo:
  • Presenza di Cristo nell’eucarestia
  • Trattazione sulla penitenza e l’estrema unzione, rifiutati dai luterani
Una nuova sospensione ebbe luogo nel 1552. Nel frattempo avvenne la morte di Giulio III (1555), con il seguente brevissimo breve regno di Marcello II (1555), durato meno di un mese.
Marcello II - Marcello Cervini degli Spannocchi
In seguito l'elezione di Paolo IV (1555-1559) il quale rafforzò il Sant'Uffizio e fece pubblicare l’indice dei libri proibiti: un elenco di testi la cui lettura veniva proibita ai fedeli per via di contenuti eretici o moralmente sconsigliabili.
Paolo IV - Gian Pietro Carafa
Infine fu eletto Pio IV (1559-1565) zio del cardinale Carlo Borromeo. Nel 1562 ripresero i lavori del concilio.
Pio IV - Giovanni Angelo Medici di Marignano
Fase conclusiva (1562 - 1564)

In questo periodo:
  • La messa come memoriale e ripresentazione, per i luterani è un semplice “ricordo” del sacrificio di Cristo
  • Riaffermazione del sacramento dell’Ordine
  • Indissolubilità del Matrimonio con regole per l’annullamento
  • Celibato ecclesiastico
  • Culto del Purgatorio, dei santi, delle reliquie e delle immagini sacre
  • Validità della pratica delle indulgenze
Non furono risolte le seguenti questioni:
  • Mancata riunificazione delle Chiese
  • Mancata definizione del ruolo del papato
  • Mancata definizione del ruolo dei sovrani e dei principi cattolici nell’intervenire sulle questioni interne della Chiesa
E dopo?

I pontefici successivi al concilio attuarono e portarono a compimento il processo di riorganizzazione della Chiesa.

Pio V - Antonio Ghislieri
Pio V (1566 - 1572) promulgò il Catechismo Romano (strumento per parroci e predicatori); a lui si deve anche la revisione del breviario e del messale. Abolì molti riti locali e particolari, con l'eccezione del rito ambrosiano per l'arcidiocesi di Milano e di pochi altri riti. Nel 1571 istituì la Congregazione dell'Indice, con il compito di mantenere aggiornato l'Indice dei libri proibiti e la facoltà di effettuare speciali dispense.

Gregorio XIII - Ugo Buoncompagni
Gregorio XIII (1572 - 1585) diede notevole impulso al processo di accentramento di potere nelle mani del papato, sviluppando la nunziatura (una sorta di "ambasceria" dipendente direttamente dal papa e non dalla Chiesa locale) e promuovendo l'erezione in Roma di seminari e collegi per stranieri.

Sisto V - Felice Peretti
Sisto V (1585 - 1590) stabilì che i vescovi delle Chiese locali dovessero effettuare le cosiddette visite ad limina, ovvero delle visite obbligatorie a Roma con relazione scritta sulla situazione delle proprie diocesi; riorganizzò la curia romana, istituendo 15 congregazioni al servizio del papa.

Carlo Borromeo
Carlo Borromeo (1538 - 1584), arcivescovo di Milano dal 1565, fu il grande attuatore della riforma cattolica. Sì dedicò all'attività pastorale, differentemente dal vescovo medievale che era uomo di potere; fondò il primo seminario a Milano e si impegnò nella stesura di norme importanti per il rinnovamento dei costumi ecclesiastici.

Dalla fine del Cinquecento questo processo riformatore rallenta e prende una direzione conservatrice: molti decreti sono disattesi e nella vita ecclesiale prevalgono gli aspetti giuridico-istituzionali piuttosto che quelli sociali.