Il Concilio di Nicea fu convocato e presieduto da
Costantino per ristabilire la pace religiosa, costruendo l'unità della chiesa. Se le dispute non fossero state risolte, l’impero si sarebbe ulteriormente disgregato. Ebbe inizio il
20 maggio del 325; i partecipanti erano quasi tutti provenienti dall’oriente imperiale.
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Il Concilio di Nicea |
L’ARIANESIMO
La dottrina fu elaborata dal monaco e teologo cristiano
Ario (256 – 336) con il supporto di
Eusebio, vescovo di Beirut. Era caratterizzata dalla negazione della
consustanzialità (cioè essere della stessa sostanza) del Padre e del Figlio:
Dio, eterno e quindi ingenerato, non può condividere con altri la propria essenza divina; quindi il Figlio, essere finito perché “generato”, non può essere considerato Dio come il Padre (infinito).
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Ario |
Ario non negava la Trinità, ma la considerava costituita da tre diverse persone caratterizzate da nature diverse.
L’Arianesimo ebbe le sue origini in Egitto e nel IV secolo si diffuse in Italia. I Germani ne furono i maggiori seguaci fino al VII secolo. Ario fu scomunicato per eresia e la sua dottrina condannata, ma l’Arianesimo resistette a lungo, divenne la religione ufficiale dell'impero romano durante il regno di Costanzo II.
LA STORIA DEL CONCILIO
Dopo l’editto costantiniano di tolleranza (del Cristianesimo) del 313, in Alessandria d'Egitto si fece largo la controversia trinitaria: le tesi ariane si propagarono in tutto l’Oriente seguite dai vescovi africani e orientali, mentre il vescovo rivale
Alessandro ne condannò le posizioni come “
eretiche”.
Costantino, che non aveva particolari convinzioni teologiche. All’inizio sottovalutò il problema, ma poi fu spinto a convocare un concilio per tentare di porre un argine alla questione. Desiderava la stabilità dello Stato e i disordini derivati dalle questioni teologiche costituivano un problema politico che andava risolto con la sconfitta di una qualsiasi delle due fazioni. Egli fu presente a tutte le sessioni del Concilio.
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Costantino |
Benché invitati nel concilio a spiegare le loro idee,
Ario ed
Eusebio non riuscirono a convincere il sinodo, anche grazie all’ascendente che
Osio, vescovo di Cordova, legato di papa
Silvestro I, aveva sull’imperatore. Ario ed i suoi vescovi furono esiliati, ma poi Eusebio e
Costanza – sorella di Costantino - dopo soli tre anni, lo convinsero ad una maggiore tolleranza, revocando anche l’esilio stesso. Addirittura, Ario fu introdotto a corte, convinse Costantino sulla bontà della sua teoria e quest’ultimo esiliò stavolta il vescovo
Atanasio di Alessandria, fermo oppositore di Ario. Eusebio battezzò Costantino stesso in punto di morte.
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Costanzo II |
Costanzo II (337-361), figlio di Costantino, ariano per imitazione del padre, non era portato per le speculazioni teologiche. Voleva, però, l’unità dottrinale dell’impero. Dopo il tentativo di indire un concilio a Nicomedia – fallito per un terremoto – furono istituiti due incontri paralleli: uno a
Seleucia per i vescovi d’oriente (in prevalenza ariani) che si conclusero in quattro giorni, l’altro a
Rimini per quelli occidentali, senza la partecipazione di papa
Liberio I. Qui i lavori durarono sette mesi. Vinsero le tesi ariane (anche perché fermamente volute da Costanzo II).
Macedonio, ariano e vescovo di Costantinopoli, ottenne l’incarico con la forza, rapendo e uccidendo l’antagonista
Paolo, vicino alla chiesa di Roma.
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Teodosio e Ambrogio |
Con
Teodosio – influenzato da
Ambrogio, vescovo di Milano – fu emanato l’
Editto di Tessalonica (380) che definiva “
ufficiale” la dottrina romana del Cristianesimo: l’Arianesimo era un’eresia e i seguaci furono allontanati incruentamente dai loro uffici. Qui fu introdotto il termine di “
Cattolica” per indicare la Chiesa di Roma.
Nel
primo concilio di Costantinopoli (381) fu di nuovo condannato l’Arianesimo. Altri editti seguirono, ad esempio intervenendo sui lasciti testamentari e sulle professioni esercitate dagli Ariani: nacque l’embrione del
tribunale dell’Inquisizione.
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Teodorico e Teodolinda |
L’Arianesimo, però, non scomparve, ma venne condiviso dalle popolazioni barbariche del nord Europa, i Goti, Vandali e Longobardi in particolare, fino al VII secolo. Il re ostrogoto
Teodorico (454 - 526) – che fu anche re d’Italia dopo la caduta dell’Impero romano - era ariano, mentre
Teodolinda (570 – 627) – regina dei Longobardi - determinò la conversione dei Longobardi al cattolicesimo.
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